Un articolo blog scritto da AccessiWay
Se oggi parliamo di “disabilità” lo dobbiamo fare allontanandoci dal retaggio culturale che ci porta a pensare subito all’utente non vedente o a quella che nel gergo comune viene definita la “carrozzina”.
Ad oggi la disabilità (largamente intesa) coinvolge il 20% circa della popolazione mondiale. Quindi parliamo di 1 persona su 5.
Pensare la disabilità in questo senso ci porta nel nostro campo: l’accessibilità web.
Oggidì ci piace definire internet come un luogo. Perché lo è.
Internet non è più un “bel servizio” comodo, ma qualcosa di essenziale. Basti pensare a quanti dati sensibili, privati, personali archiviamo nel nostro smartphone.
Pensare l’accessibilità partendo da queste premesse ci lascia pensare che quella che stiamo conducendo è una battaglia per l’inclusione. Un Diritto.
L’abilismo è una forma di razzismo che perpetriamo senza nemmeno rendercene conto. Ed è il comportamento che porta “noi abili” a non pensare a chi avrebbe bisogno di aiuto.
Lo facciamo per “cecità”, lo facciamo perché non ci fermiamo a pensare, o forse perché abbiamo già tanti/troppo problemi a cui pensare.
Il nostro mondo corre veloce. Ma non corre veloce per tutti.
Qualcuno viene arbitrariamente tagliato fuori da questa corsa. C’è chi nasce con una disabilità o chi inizia a conviverci. La cosa certa è che non è una scelta. Così come lo è quella di non pensarci.
La disabilità è nel mondo che circonda una persona, non nella storia della sua vita.
Per qualcuno un gradino di 10 centimentri costituisce un ostacolo insormontabile. E quando il pensiero di una persona si ferma su questo concetto, l’abilismo cessa.
Per noi, che viviamo il web in ottica accessibile, l’uguaglianza parte dal voler difendere il diritto di ogni individuo nell’essere messo in condizione di poter compiere un’azione in autonomia.
Che essa sia l’accesso ad un mezzo pubblico o l’accesso ad un sito, poco importa.
Quello che non vogliamo è che qualcuno non sia costretto a “chiedere aiuto”. L’aiuto è spontaneo. L’aiuto è una tutela. L’aiuto è un pensiero d’amore che riesce ad anticipare la necessità prima che essa diventi tale.
Pensare l’aiuto in questi termini evita sensazioni quali l’imbarazzo, il non sentirsi all’altezza, non sentirsi “abili”, sentirsi inadatti, o diversi. L’aiuto affonda le sue radici nella sensazione dell’essere pensati.
Questo è quello che noi chiamiamo accessibilità. Questo è il Diritto che secondo noi dobbiamo difendere “noi abili”.
Ad oggi l’esperienza web dev’essere uguale per tutti. Il web è un Diritto.
Al netto dell’aumento dell’utenza, gli acquisti maggiorati o le performance del sito migliorate organicamente.
L’accessibilità web non è una cosa “bella” da fare. E’ una cosa “giusta” da fare.
Il cuore pulsante di quello che vogliamo fare è racchiuso nel nostro motto:
Vogliamo rendere internet un posto migliore.
AccessiWay